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Immagine del redattoreVinoè di Antonietta Mazzeo

La disfida dei Borlenghi - Poderi Fiorini . L'estate in cantina

Aggiornamento: 21 lug 2022



📣 La disfida dei Borlenghi 3! ❤️

👉🏻 La sfida più appetitosa dell’estate 😋😋 😋

In una piacevolissima serata estiva, tra le bellezze bucoliche dei Poderi Fiorini, si è rinnovata la disfida tra il Borlengo tradizionale di Vignola e il Borlengo o Ciaccio del Frignano.

Al termine di un serrato confronto “allietato” dai vini 🍷 🥂 di Poderi Fiorini 🍇🔝 in degustazione (Pignoletto Spazzavento, Lambrusco Grasparossa BeccoRosso Lambrusco Vigna del Padre), la giuria tecnica, (Antonietta Mazzeo, Claudio Forti e Luigi Scelleri) sostenuta dal parere dei numerosi ospiti intervenuti, ha decretato il successo del Borlengo tradizionale di Vignola.


Il borlengo, è una specie di crêpe molto sottile e croccante preparata a partire da un impasto liquido estremamente semplice (è un tipico cibo povero), a base di acqua, farina, sale, olio e uova: questo impasto è detto colla. La cottura avviene con l'utilizzo di grandi padelle piatte posizionate sul fuoco. Il ripieno tradizionale, detto cunza cotta, consiste in un battuto di lardo, aglio e rosmarino, oltre ad una spolverata di Parmigiano Reggiano. Il borlengo si serve molto caldo e ripiegato in quattro parti. Si tratta di un cibo che fa parte della cultura e della tradizione della valle del Panaro; risale a periodi antichi e si inserisce in quel panorama di pani conosciuti fino dalla preistoria. La tradizione orale tramanda che è un cibo per tradizione carnevalesco, cucinato nel periodo che dall'Epifania conduce al martedì grasso. Il termine borlengo, nella versione dialettale detto "burlang" o "burleng" deriva probabilmente da "burla". In alcune denominazioni è chiamato anche "berlengo" e "berlingaccio" era il nome con cui veniva denominato il carnevale in epoche medievali. Il borlengo è stato da sempre considerato un cibo povero.

La zona di preparazione è una ristretta fascia di Appennino emiliano, che comprende i comuni a cavallo tra la provincia di Modena (la fascia principale è quella che va da Guiglia, Marano sul Panaro, Savignano sul Panaro, Vignola e Zocca (che ospita il Museo del borlengo), fino a Castel D'Aiano e Montese


Il Ciaccio, a vederlo, sembra un incrocio tra una piadina e una crêpe: una piadina perché è tondeggiante, croccante, ma non troppo, e una crêpe perché può essere sia dolce che salto.

Si prepara impastando in una ciotola della farina (di grano o di castagne, quest’ultima molto più usata una volta perché più abbondante), dell’olio, del sale (in quello di castagne no perché le castagne danno al ciaccio un gusto dolce che il sale rovinerebbe del tutto) e dell’acqua. I componenti vengono mescolati fino ad ottenere una “colla” omogenea e senza grumi. La cottura è la parte più interessante perché vengono utilizzate delle padelle speciali chiamate “cottole”. Il ciaccio può essere condito con il pesto montanaro (come vuole la tradizione) o con prosciutto o formaggio. Il ciaccio di castagne dal colore marroncino tipico del frutto ha una sapore dolce che si presta bene ad essere consumato con ricotta e miele.

La zona di preparazione è nel Frignano, nelle valli del Dolo, del Dragone e del Panaro nel versante occidentale.


Poderi Fiorini

Via Puglie 4

41056 Savignano Sul Panaro (MO)

Tel. +39 059 733151

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